L’Associazione Edela è una Associazione no profit che opera su tutto il territorio nazionale a tutela e sostegno degli orfani di femminicidio e delle famiglie affidatarie. Dopo diversi anni di studi, incontri diretti con i bambini, orfani maggiorenni e nonni, è maturata la convinzione di scendere in campo per dare un concreto e diretto supporto a quanti si ritrovano privi di alcuna garanzia circa il proprio quotidiano e soprattutto circa il futuro.
In Italia, viene uccisa una donna ogni 72 ore. Un fenomeno − stando ai dati ufficiali della Polizia di Stato − che è ancora allarmante, sebbene il numero delle donne uccise si sia ridotto di poche unità rispetto agli anni precedenti. Nei primi nove mesi del 2018, infatti, il numero delle vittime di genere femminile è calato di 3 unità (dai 97 casi dello stesso periodo del 2017 a 94); ma solo in 32 casi si può propriamente parlare di femminicidio, cioè quelli in cui una donna viene uccisa in ragione del proprio genere. Nel 2017, sono state uccise 149 donne, nel 2018 il numero si è fermato a 123.
“Questo rende necessario una riflessione sui “Figli” del Femminicidio e cioè i bambini, protagonisti passivi e silenti di un delitto terribile – spiega il Presidente Onorario dell’Associazione Edela, Roberta Beolchi – Le cronache non ne parlano, perché spesso si tratta di minorenni e la stampa focalizza l’attenzione sulla donna uccisa e sul suo carnefice, trascurando quindi, la stretta associazione tra “donna e madre”. Dal momento dell’efferato crimine, nulla si conosce del futuro affettivo ed economico dei bambini divenuti immediatamente ORFANI”.
“I bambini subiscono passivamente dinamiche terribili di possesso, uccisione, solitudine e dopo la tragedia si trovano senza la loro Mamma uccisa, e senza il padre, in carcere a scontare la pena. I Figli del Femminicidio, oltre a essere vittime, devono attraversare percorsi dolorosi per la loro psiche. Tribunali, servizi sociali, famiglie affidatarie o adottive è l’iter che purtroppo questi bambini devono seguire”.
“…Orfani la cui elaborazione del lutto sarà complessa e controversa, dovranno elaborare la perdita di una madre e allo stesso tempo la perdita del padre, per “altre” ragioni, dalla difficile, se non impossibile comprensione”.
“Tremano, si isolano, hanno incubi, disturbi dell’attenzione a scuola, aggressività improvvisa e balbuzie, psoriasi. Si sentono sciagurati, hanno continui flashback, si colpevolizzano. Sono bambini protagonisti di un’atrocità senza confini, deprivati di amore e di quell’indispensabile “base sicura” su cui fondare la futura forza psichica”.
Mission
La Conseguenza della Violenza di Genere: GLI ORFANI DEL FEMMINICIDIO
Per ogni Donna uccisa, spesso c’e anche un Bambino che non può più chiamarla Mamma. Le cronache focalizzano giustamente l’attenzione sulla donna uccisa e sul suo carnefice, trascurando però la stretta associazione tra “Donna e Madre”. Minori o già maggiorenni, parliamo di bambini che in un istante, dopo l’efferato crimine, diventano Orfani. In un attimo la loro vita viene stravolta, trovandosi catapultati in un’altra realtà e l’omicidio è spesso solo l’epilogo di continue violenze domestiche alle quali questi bambini purtroppo assistono quotidianamente. Gli Orfani del Femminicidio, sin da subito, non possono più vivere nella loro casa, perdono l’intero ambiente familiare e spesso non possono neanche recuperare le loro cose. Sono costretti ad abbandonare gli amici, le loro abitudini, la scuola fino ad allora frequentata e la città di appartenenza.
L’ASSOCIAZIONE EDELA, rappresentata e diretta dalla Dott.ssa Roberta Beolchi, insieme a un team di eccellenti professionisti specializzati, desidera fortemente affrontare tutti i temi che coinvolgono i bambini nella loro sofferenza, di come crescono, della loro futura educazione, affettività e delle conseguenze che affrontano dopo la separazione violenta dalla madre uccisa dal loro padre. La triste e drammatica morte di una donna, infatti, è molto spesso accompagnata dal disagio che dovrà vivere la creatura nata dal frutto dell’amore tra l’assassino e la vittima. I bambini si ritrovano senza madre e senza padre, la prima persa per sempre, il secondo è in carcere a scontare la pena o morto suicida. Sono vittime che non si vedono, ma che vivono in mezzo a noi e continuano a soffrire silenziosamente ogni giorno, anche dopo che la mamma è stata uccisa. Spesso sono molto piccoli: per loro il Tribunale dispone l’adozione o l’affidamento a terze famiglie.
Un esercito che non ha diritti e si ritrova con il futuro rovinato. Femminicidio, quindi, non significa solo donne uccise, perché si deve tenere conto il fatto che anche i Familiari, chi l’ha amata davvero, è ugualmente vittima. Inoltre, a questo si aggiunge il dramma degli Orfani del Femminicidio: bambini che devono fronteggiare e convivere con quelle profonde cicatrici che scenari del genere lasciano, ma soprattutto al trauma di una violenta perdita genitoriale devono aggiungere l’incertezza del proprio destino.